Streghe Racconto fantasy

Streghe:

Il racconto fantasy “Streghe”  entra nella raccolta delle leggende metropolitane. Non è horror, è il sussurro di una possibilità di vita.
Samantha sarà la protagonista di questo racconto che profuma di magia. Uno spruzzo di fantasy, delicato, misterioso, sensoriale. Un racconto leggero, leggero come le ali delle fate. Non c’è molto da dire su questo racconto, l’ho scritto più per poesia che per altro. Spero vi piaccia e sia un momento di relax.

“Buona sera, mi chiamo Samantha. È da stamattina che viaggio.”

“Ciao. Sono tua zia Morgana. Tuo papà ti ha parlato di me?”

Samantha guarda la donna che le sta parlando. È seduta in un’enorme poltrona di velluto verde, consumato. Ha i piedi diretti verso un caminetto spento. I capelli sono neri, lunghi, mossi. Ha una camicia di lino bianco, un paio di pantaloni a righine multicolori e i piedi nudi, sporchi di terra. Il collo è circondato da un laccio di cuoio con una grossa conchiglia rosa da cui pende una piuma rossa di pappagallo. Il viso di Morgana è una cartina geografica di efelidi, due occhi verde smeraldo e una bocca carnosa, rossa. Morgana ha un largo sorriso rassicurante e solare. Samantha la guarda con la bocca spalancata: è identica a lei. Solo molti anni in più. Morgana le tende una mano bianca, con le unghie corte e pulite.

Predestinata

Samantha si avvicina e le stringe la mano. Le resta sulle dita un gradevole profumo d’incenso. Morgana si alza e l’abbraccia. Samantha si sente avvolgere da un calore mai provato, dall’intenso profumo d’incenso e da una carica di energia coinvolgente.

“Hai appena compiuto diciotto anni, vero?”

“Si, dieci giorni fa.”

“Siamo appena in tempo. Tra una settimana, sarebbe troppo tardi.”

“Di che cosa stai parlando?”

“È ora della passeggiata serale, vieni con me. Ti racconterò tutto.”

Morgana esce dalla biblioteca saltellando e Samantha fa appena in tempo a lasciare lo zaino e seguirla.

Il giardino della casa è coperto da piccole pietre bianche, tutte levigate, Morgana ci cammina sopra come se avesse sempre camminato a piedi nudi. Samantha la rincorre e adegua il passo al suo. Morgana prende un sentiero che s’insinua in un grande bosco di querce, Samantha lo conosce già: è il bosco dei nonni.

Morgana, appena entrata nel bosco, rallenta il passo, raddrizza la schiena e cammina in punta dei piedi. Samantha non fatica più a starle al fianco, adesso sente l’odore di muschio, di foglie morte, il frinire di qualche cicala e il cinguettare degli uccelli. Il fresco ombroso le asciuga il sudore che le velava il labbro.

Un albero contorto e nodoso, con il tronco enorme, spaccato in più punti le aspetta in una piccola radura ombrosa. La chioma verde e ampia tocca quasi terra, tanto è carica di foglie e ghiande. I rami formano un gazebo fresco e odoroso.

La Quercia

Morgana congiunge le mani e si profonde in un inchino prima di entrare tra i rami. Samantha la imita. Si sente un po’ sciocca, ma poi si ricorda che quell’albero è sempre stato il suo posto preferito da bambina. Tra quelle fronde ha giocato, ha letto, si è nascosta durante i giochi con i cuginetti. È a quell’albero che ha raccontato i suoi crucci quando i nonni stavano male. Morgana si è seduta, con le gambe incrociate, la schiena appoggiata al tronco. Le mani appoggiate sulle ginocchia nella posizione del loto. Ha i capelli sciolti, gli occhi chiusi e un sorriso beato sul volto disteso. Tace.

Sensazioni

Samantha sente che è giusto fare lo stesso. La schiena tarda un poco ad abituarsi al tronco nodoso, ma poco per volta il fastidio si scioglie. Si scioglie anche la stanchezza e sente il sangue pulsarle nelle orecchie lentamente, mentre il cuore batte piano, al ritmo del respiro.

“Concentrati. Senti la tua schiena contro il tronco, la linfa che scorre, il cuore della vecchia Signora.”

Concentrarsi sulla schiena è facile, e anche sentire il legno. Sentire la linfa scorrere richiede maggiore attenzione. Le orecchie sentono il cinguettio e il frinire, il cervello si sta chiedendo che cosa ci fa seduta lì, sulla terra umida. Samantha cerca di scacciare tutte le sensazioni e poco per volta incomincia a sentire un fruscio leggero, quasi impercettibile. Un massaggio lungo la spina dorsale, quasi una piuma che le percorre tutta la schiena. Questa è la linfa. Un leggerissimo tambureggiare le invade le orecchie, diventa un poco più forte. Un’immagine le invade il cervello. Sono donne, vestite con lunghe vesti, hanno capelli rossi, biondi, neri, pelle bianca. Circondano l’albero, si muovono a un ritmo altalenante come le onde del mare. Più di una ha un tamburello che tintinna dando il tempo. Samantha cerca di vederne i volti, alcune le somigliano. Sono come immagini riflesse.

Basta il ronzio di un’ape per interrompere la visione.