Il vento tra le vele Racconto

Il vento tra le vele:

Il vento tra le vele è un racconto ma anche l’auspicio per una buona navigazione. Questo racconto nasce dalla vacanza in barca a vela di una mia carissima amica. La dovevate ascoltare e guardare: la felicità fatta persona per le bellissime avventure vissute, il mare, il cibo, l’esperienza di vita. Credo che molte vacanze arricchiscano e rendano felici e lei ne era veramente entusiasta.

Con le sue parole e il suo entusiasmo dentro la testa, sono tornata a casa e mi sono messa a pensare. Ne è venuto subito fuori un racconto super romantico di viaggi in mare, di skipper muscolosi, tramonti mozzafiato. Bene. Era veramente così scontato un racconto? Qualche paginetta sdolcinata? Assolutamente no. Ci voleva qualcosa di più. Prima di tutto una barca a vela. Non sapevo niente di barche a vela, quindi sono andata in biblioteca e mi sono fatta imprestare un libro. Poi, grazie ad internet, ho cercato diari di viaggio di vacanze in barca a vela. È venuto fuori un mondo meraviglioso di tour della Grecia, di traversate oceaniche, di viaggi avventurosi e di stili di vita. La meta del viaggio è arrivata come una fucilata, il Madagascar, un diario di viaggio bellissimo che mi ha raccontato la traversata e l’arrivo in Africa. Quindi era quella la meta del mio racconto.
Non l’isola principale, ma una delle isolette dell’arcipelago. Un isola che si chiama Nosy-be, soprannominata “l’isola dei profumi” per via delle grandi coltivazioni di spezie. Vi rendete conto? La meta perfetta per un bel viaggio romantico. Lo scopo? Mettete una barca a vela in mare con una mappa, magari con il tesoro. Uno skipper maturo, muscoloso, abbronzato e francese. Manca qualcosa? La mappa e il tesoro. Sorpresa!

“Una linea ondulata contiene la scritta “Africa” e poi c’è il disegno abbozzato dell’isola di Madagascar. Nelle vicinanze ci sono i contorni di varie isolette. Solo una di esse ha il nome scritto. È l’isola di Nosy-be. Su un promontorio, capeggia una “X” arancione o rosso sbiadito.

Nell’angolo in basso a destra la firma è ormai illeggibile e della data si legge a fatica solo l’anno che forse è “1786”. La lente d’ingrandimento non le permette di leggere più agevolmente la firma, ma le sembra di riconoscere le iniziali: B e M.

La mano della ragazza corre alla Bibbia. La copertina di pelle scricchiola un poco, la prima pagina fruscia rumorosamente. Sulla seconda e terza pagina, c’è un elenco di nomi e di date. Sono tutti gli antenati della ragazza con le loro date di nascita e morte.

La ragazza non vuole guardare l’ultima riga della terza pagina. È una lettura troppo dolorosa. Risalendo le date, trova solo parenti nati dopo il 1786, sino ad arrivare al capostipite della famiglia: Barnaba Marino(1745-1810). Prima di lui non c’è nessuno, quindi la Bibbia gli apparteneva e doveva essere sua anche la mappa nascosta nella copertina.

Antenati

Barnaba Marino era un capitano di lungo corso, viveva in una colonia asiatica, con la sua famiglia aveva una nave per trasportare merci in Europa. Nel 1787 era approdato sulle coste spagnole e si era innamorato di una giovane nobildonna. L’amore lo fece restare in Europa e aprire una società di trasporti marittimi. Dopo di lui, suo figlio, suo nipote e così via, sino al padre di Barbara, hanno avuto uno o più figli che si sono dedicati al trasporto via mare.

Suo nonno, terz’ultimo membro della famiglia ha dato inizio anche ad un piccolo cantiere navale per barche a vela. Gli affari di famiglia hanno avuto alti e bassi legati alla storia e alla politica, ma la capacità e la lungimiranza di questi uomini hanno sempre assicurato un buon livello economico alla famiglia. Sempre onestamente? Quasi.”