Gli scheletri di Isabel Pillola

Ecco una pillola di “Gli scheletri di Isabel” ,  romanzo noir. Il primo con Pav Edizioni.

Pav Edizioni

“Due ore dopo il funerale, rientro in quella casa così vuota e silenziosa. L’odore di fiori e d’incenso impregna il mio vestito nero. Gli occhi sono rossi per le lacrime che non riesco a fermare. Le labbra tremano, il dolore lancinante mi squarcia il cuore. Questa mattina non mi sono truccata. Volevo che fosse chiaro il messaggio: ero distrutta per la morte dell’amore della mia vita. Insieme per trentotto anni, una vita intera, piena di tante cose, soprattutto risate. Jérôme aveva il dono di farmi sorridere e ridere sempre, conosceva il lato comico di ogni situazione. I momenti difficili non sono stati molti, sono stati duri, sono stati dolorosi ma compensati da tantissimi momenti speciali e felici.

Il nostro amore è stato davvero grande, almeno sino a quell’ultimo, tragico giorno.

Ho raccolto i capelli in uno chignon stretto, bloccati e tirati per essere ordinata. Fanno male. La mia testa non è abituata a tanta austerità. Non li ho mai allentati. Ho patito perché era giusto. Stavo dicendo addio al mio uomo.

 

Sento scivolare una forcina, la lascio andare, porta con sé una ciocca. Posso liberarmi, adesso. Sono sola. Tolgo le forcine. I capelli scivolano lungo la mia schiena. Mi sembra di sentirli sospirare, finalmente liberi. Non possono sapere che le nostre lunghe spazzolate serali non saranno più così decise. Solo io, d’ora in poi, userò quella spazzola e lo farò con lentezza e malinconia.

Trentotto anni insieme. Nei periodi felici, ogni sera mi spazzolava i capelli. Lunghi e decisi colpi di spazzola. Le mani esperte che creavano la treccia dalla nuca sino ad arrivare al fondo, per fermarla con un elastico e dirmi: «Voilà!». Le mani risalivano piano lungo le spalle. Un massaggio accurato. Il suo bacio affettuoso nell’incavo del collo. S’infilava tra le lenzuola, ansioso di accogliermi in un abbraccio dolce come il miele.

Innamorato dei miei capelli, dal primo giorno. Hanno cambiato colore negli anni. Erano biondi, poi grigi e, alla fine, candidi. Lunghi e bianchi, setosi, lucidi, non li ho mai tagliati. Lui teneva i suoi lunghi sino alle scapole. A settant’anni aveva le tempie brizzolate, solo quelle. Lunghe ciocche mosse, nere, lucide e con affascinanti riflessi blu.

Quando il tempo è passato, ho trovato fili grigi sulle sue tempie, ma quella capigliatura è rimasta nera, testarda nella sua lucidità e nei riflessi.

Amavamo i nostri capelli, a volte intrecciati sui cuscini. Difficili da districare, come se non volessero separarsi. Avrei potuto cambiare mille volte la mia pettinatura o cancellare il grigio. Lui mi guardava, con un’infinita tristezza nello sguardo e io rinunciavo. Non mi pesava, lo rendevo felice.

 

In camera tolgo tutto, infilo una camicia di Jérôme e un paio di pantaloni. I capelli diventano una treccia stretta. Mi guardo allo specchio. Il dedalo di rughe intorno agli occhi rossi mi fa abbassare subito lo sguardo. Le mie labbra sono esangui, ricominciano a tremare. Piango ancora. Lascio che le lacrime lavino il dolore immenso che provo. Il mio viso nello specchio dice cose che adesso non posso sentire.

 

Mi guardo le mani, sono gelide e rosse. L’anello matrimoniale sembra anacronistico. Sono “vedova”, ed è come se avessi cambiato un’etichetta. Mi ribello, sono sposata, lo sarò per sempre. Non lo toglierò. È stato lì per trentotto anni, non cambierà la cosa. Il suo anello è con lui, nella sua mano, al suo dito, non ho voluto toglierlo. Non se lo era mai tolto neanche nei momenti più brutti. Farò lo stesso, starà al suo posto, per sempre.”