Fantasmi – Racconto horror

Fantasmi è un racconto horror, ma un po’ triste. Sembra che il male vinca sul bene. Mi sono lasciata guidare dalla convinzione che non sempre si può vincere. È scritto in prima persona, la protagonista si chiama Sarah. È una pensionata, appena divorziata, che è venuta ad abitare in un villaggio in riva al mare. Ha voluto far credere a tutti di essere taciturna e scorbutica, per evitare le domande invadenti dei compaesani. Tutto sembra tranquillo e noioso, lontano dalla stagione turistica, ma la nostra protagonista, forse per noia o forse per indole, diventa curiosa. Purtroppo in paese, molti hanno qualcosa da nascondere e grattare sotto la superficie non è quasi mai una buona idea.

Lulu

“Il villino sulla spiaggia. Il mio sogno da sempre. Un piccolo giardino con le rose e un gazebo ombroso in ferro battuto. Una grande finestra che affaccia sul mare. Sono sola. Il lavoro è finito, il matrimonio è finito, ho lasciato tutti i ricordi ed ho cambiato aria. Questo angolo di spiaggia è il mio punto di partenza per guarire dalle umiliazioni che mi ha inflitto chi credevo mi amasse. Non ho più fiducia negli uomini e nel genere umano in generale, in paese mi conoscono già come la vecchietta taciturna che ho voluto far credere. La commessa del supermercato, mi guarda, abbozza un sorriso imbarazzato e non cerca di chiacchierare come fa con gli altri clienti. Quando passeggio per le vie del paese, i passanti si danno di gomito e mi indicano con la testa. Pazienza, tanto non sono in vena di chiacchiere e convenevoli.

La sera mi siedo sul pontile, se l’acqua non è troppo fredda o il mare troppo mosso, metto i piedi in acqua. I gabbiani invadono il cielo che pian piano si tinge di rosso. Aspetto che il sole tramonti e poi rientro in casa. Un giorno uguale all’altro. Un mese uguale all’altro. Anche l’inverno, con le mareggiate e i temporali, trascorre sempre uguale. Arriva Natale e se ne va, arriva Capodanno. La neve sulla spiaggia è la cosa più strana che io abbia mai visto.

Impronte sulla sabbia

Stamattina un pallidissimo sole fa capolino tra le nubi nere. Una lunga serie di impronte attraversa il mio pezzetto di spiaggia e percorre il pontile.

– Chi può essere passato di qui? Che cosa sarà venuto a cercare?

Guardo verso il mare, c’è un uomo con una camicia a fiori e un paio di jeans arrotolati. Ha i piedi nudi.

Sono allibita. Il termometro segna -10 gradi.

– Ehi! Che ci fa sulla mia spiaggia? Si rende conto che ha nevicato? Non sta bene?

Quando arrivo sul pontile, l’uomo è scomparso.

– Ho avuto un’allucinazione!

Eppure le impronte nella neve ci sono. Guardo dentro l’acqua e non c’è nulla. Rientro in casa e mi preparo un the bollente. Sto tremando, un po’ per il freddo, un po’ per il turbamento per ciò che ho visto e non riesco a capire.

Ogni sera, alla stessa ora, guardo il pontile. C’è sempre lo stesso uomo, sempre vestito uguale. Provo a trovarmi sul pontile, poco prima dell’ora giusta, ma l’uomo non si presenta. Scatto delle fotografie, ma la foto risulta sgranata, anche i dettagli più vicini.

– È incredibile, vedo un fantasma. Sto diventando pazza. La solitudine o l’Alzheimer mi fanno dei brutti scherzi. Domani andrò dal dottore.

Qualcosa da nascondere

Il Dottor Parri mi visita accuratamente, mi chiede la mia data di nascita, il nome dei miei genitori, il nome del presidente della repubblica, le tabelline. Tutto sembra a posto. Gli racconto dell’uomo che vedo e lui sbianca. Si siede. Chiede alla sua segretaria di non essere disturbato. Si rialza, si avvicina a me come se volesse prendermi le mani e parlarmi a quattr’occhi, poi si risiede. Non trova la posizione giusta.

– Insomma, dottore. Che cosa succede? Sono malata? Pazza? Quell’uomo è o non è un fantasma?

– No, mia cara signora. Lei non è malata. Vede, in paese lo ricordano tutti. Cinquant’anni fa, successe un avvenimento terribile. Quell’uomo è davvero un fantasma. Sua moglie morì di parto e lui gettò le ceneri in mare; poi si gettò dietro di lei. Il bambino fu affidato agli zii e visse lontano da qui, senza neanche sapere chi furono i suoi genitori.

– Ed è tornato adesso? Perché?”