Rosso Tiziano – Racconto horror

Rosso Tiziano

Il racconto “Rosso Tiziano” è tratto dall’Antologia: Natale Horror 2021, pubblicato da: Letteratura Horror

Vorrei che il tempo si fermasse. Mani diafane e sottili mi sfiorano e io m’inarco nell’attesa del piacere che sta per esplodere. Quattro nastri di seta rossa mi bloccano al letto. Li ha legati a uno ad uno, assicurandosi di fare nodi solidi. Continua il gioco cercando di bendarmi, ma io voglio poterla guardare. Le sensazioni che provo sono deliziose, ma in fondo al mio cervello incomincia a suonare un campanello d’allarme.

Baci appassionati, audaci che fanno fremere ogni centimetro della mia pelle. I capelli sfiorano il mio viso, setosi e profumati. Non ho più controllo, sono in balia di Selene e lascio che faccia tutto quello che desidera. Mi bacia appassionatamente, lascia scivolare la sua lingua sul mio petto, morde delicatamente i punti più sensibili. Scivola come una gatta su di me.

Quando arriva il culmine si abbassa su di me, raggiunge il mio collo, apre la bocca rossa, incomincia con un bacio umido che diventa un piccolo morso, poi sempre più forte, più profondo. Affonda i denti nel mio collo. Il piacere esplode e in un attimo diventa dolore e terrore.
Sento il risucchio, il rumore umido del sangue, il suono di carne morsa e strappata. Vorrei urlare ma la mia gola emette solo un gorgoglio.  Sento la mia mente andare in tilt, lampi di luce esplodono nei miei occhi, non riesco a reagire. Non posso più muovermi. Il mio corpo giace sul letto, lo vedo, ho l’impressione di volteggiare sul soffitto.

La scena che posso vedere è terribile: legato con braccia e gambe aperte, Selene che scivola sinuosa sul mio corpo, candida come la neve, i capelli rossi che sembrano muoversi da soli e quel suono rivoltante di sangue succhiato e carne dilaniata. Lo so, sono ancora vivo e il terrore che provo dovrebbe essere un urlo ma è solo un gorgoglio, ho spasmi e tremiti. Il sangue non fa in tempo a macchiare le lenzuola candide, Selene lo raccoglie vogliosa con la lingua, con le dita, con le mani diafane. Le splendide, lunghe unghie laccate risaltano sul mio corpo.

Prende tutto ciò che desidera senza chiedere. Sento la mano gelida di Selene sul mio petto, le unghie tagliano la pelle, spinge con forza tra le costole e il cuore sembra stringersi in una morsa, uno schiocco secco e il mio cuore è nella sua mano, vedo gli ultimi miei quattro battiti. Io non ci sono più. Un’unghia incide il cuore, succhia golosamente e getta via quel palloncino vuoto.

Antefatto

Sento che presto passerò oltre, mi resta il tempo di ricordare com’è incominciato il mio ultimo giorno. La vigilia del mio ultimo Natale. Il centro commerciale cittadino è addobbato a festa. Ho decine di regali da comprare, ridotto all’ultimo minuto. Pacchi e borse accatastati sulle braccia e con le mani piene. Una scatola scivola, mi abbasso e tutto barcolla pericolosamente. Arriva lei in mio aiuto, mi guarda e sorride. Sono impacciato, rosso e sudato in volto, lei perfetta. Bella da togliere il fiato. Bianca come la neve, capelli rosso Tiziano e occhi smeraldo. Il trucco è così leggero e sapiente da sembrare inesistente.

“Mi chiamo Selene”. Poche parole, sguardi eloquenti.

Ci guardiamo, sorridiamo educatamente e con una frase molto banale incomincio una discreta corte che la fa sorridere. Sembra timida e schiva, ma capisco subito che è solo un vezzo. La invito a cena, sono sfacciato, troppo sicuro di me stesso. Resto di sasso, lei accetta. L’organizzazione della serata mi occupa per tutto il resto del giorno, aumenta il desiderio, l’attesa fa salire l’adrenalina. La casa di uno scapolo non prevedrebbe l’albero di Natale, ma io sono tradizionalista e un piccolo, striminzito albero, con dieci palline e una fila di lucine, lo addobbo sempre. Completa l’immagine del “bravo ragazzo”.
Le otto, suona il campanello. Inspiro tutta l’aria che posso, come se non avessi respirato sino a quel momento. Uno sguardo rapido allo specchio e apro la porta con lentezza studiata. Selene è lì, sorridente. “Ciao.” Semplice, amichevole, sussurrato da labbra rosse e turgide.

Serata sexi

“Accomodati.” La voce è roca, so di essere in grande imbarazzo.

Mi devo appoggiare alla porta chiusa, lo spettacolo mi toglie il fiato, potrei perdere i sensi dall’emozione e dal desiderio. Impermeabile grigio, calze velate, tacchi vertiginosi. Slaccia la cintura. Lentamente apre i tre bottoni. Compare un abito verde smeraldo, leggero come un sospiro.
Le spalle perfette, scoperte, tornite che slanciano un collo da cigno. Vorrei poter respirare, mi va di traverso la saliva, quasi mi strozzo. La invito ad accomodarsi e corro a prendere il vino. Cenare è un preludio promettente, lento e sensuale. La conversazione è breve, più carica di sguardi loquaci che di parole.

“Amo il cibo italiano. Incredibile come abbia un gusto particolare, unico, diverso da qualsiasi altra nazionalità.” Sento che la frase ha un doppio senso, mi percorre un brivido, il primo campanello d’allarme che sento e che ignoro.

“Viaggi molto?”

“Sempre. Eternamente, direi.”

Lo ha detto con un tono inequivocabile. Si alza, si dirige verso la camera da letto. Il vestito verde è il primo a scivolare sul pavimento, il nero dei veli e dei pizzi fa risaltare la perfezione marmorea della sua pelle. È l’inizio. “Il gruppo “0” Negativo è il migliore, l’ho sempre detto. Magari è l’adrenalina che lo rende così buono. La componente italiana, poi, gli dà quella nota intensa in più.”

La fine

Parla da sola, sono le ultime parole che sento. Uno sguardo terrorizzato ai miei resti mortali e poi il nulla. Selene ripulisce tutto con cura maniacale: le indagini non troveranno la minima traccia di una seconda persona. Si riveste, si chiude la porta alle spalle, pulisce la maniglia e si toglie le impronte digitali finte. Nell’appartamento resta solo una carcassa quasi del tutto scarnificata e un albero di Natale acceso.
Sale lentamente le scale, raggiunge il tetto del palazzo. La linea dell’orizzonte sta incominciando a tingersi di rosso. L’alba. La notte è ancora amica e complice, è ora di lasciare la città. Apre le ali, spicca il volo. Presto sarà giorno. Una bella dormita e poi… una nuova caccia.